Grano e mais, prezzi ancora in caduta libera

Continua il calo dei prezzi di grano e mais, determinando una situazione che, ora, mette in seria apprensione i cerealicoltori: mentre sulla piazza di Milano non si arresta la flessione dei prezzi del granturco (con l’ennesima, pesante, flessione di -10 euro/tonnellata la scorsa settimana e un’ulteriore calo di -3 euro/tonnellata nella tornata di ieri per il “Nazionale”), le tensioni internazionali hanno causato un autentico scossone per quanto riguarda il grano, le cui quotazioni sono crollate in un anno del 60%, finendo al di sotto dei costi di produzione: “Ciò mette a rischio il futuro della coltivazione in Italia, compresa la nostra provincia di Varese. Siamo preoccupati” commenta Pietro Luca Colombo, presidente di Coldiretti Varese ed egli stesso cerealicoltore. I dati sono confermati dall’analisi della Coldiretti rispetto alle quotazioni dello scorso anno, in riferimento al braccio di ferro tra Commissione Ue e Polonia, Slovacchia e Ungheria che vogliono bloccare nel loro Paese l’import di grano Ucraino dopo la mancata proroga del divieto comunitario di importazione nei 5 paesi confinanti che si va a sommare alle conseguenze del mancato accordo sul Mar Nero.

Un’intesa importante per garantire gli approvvigionamenti nei Paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia ed evitare carestie che possano spingere i flussi migratori, ma – sottolinea la Coldiretti è necessario evitare speculazioni e distorsioni commerciali provocate dall’afflusso di grano in eccesso sul mercato europeo attraverso un’attenta sorveglianza dei corridoi di solidarietà affinché il prodotto raggiunga il paese terzo destinatario.

La Russia – continua la Coldiretti – ha registrato un nuovo raccolto record di 153-155 milioni di tonnellate di cereali tra i quali la produzione di grano dovrebbe superare le 85 milioni di tonnellate che hanno riempito i silos e invaso i mercati internazionali con il rischio di triangolazioni sulle quali occorre vigilare anche in Italia per evitare il collasso dei mercati. In Ucraina al contrario, considerata storicamente il granaio d’Europa, la produzione di grano dovrebbe registrare, nel 2023/24, un notevole calo, a causa della guerra con la Russia, con il raccolto che dovrebbe -precisa la Coldiretti – attestarsi a quota 17,5 milioni di tonnellate, il livello più basso da oltre un decennio.

L’incertezza sull’accordo ha favorito le speculazioni sul mercato delle materie prime agricole che – conclude la Coldiretti – si spostano dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori.

“Va trovata una soluzione – osserva il presidente di Coldiretti Varese – per sostenere la produzione e dare respiro alle imprese, che sono strozzate dai costi di produzione. Vanno intensificati gli accordi di filiera che  premiano la qualità e va dato corso a quanto già stabilito per legge, ovvero che i prezzi non possono scendere mai sotto i costi di produzione: ne va del futuro della nostra produzione nazionale, che è un patrimonio di valore storico, identitario e qualitativo”.

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